Sergio Noberini  è l’attivissimo direttore del Museo Luzzati di Genova, incastonato tra i venti da sempre portatori di novità del Porto di Genova, nei suggestivi spazi di Porta Siberia, così come realizzata nel Cinquecento da Galeazzo Alessi e restaurata nel 2000 da Renzo Piano, che comunica con Via del Molo. Un luogo che è cibo per l’anima, reinterpretando il senso più autentico dell’arte, ma anche il nome originario della location visto che “Siberia” deriva da una storpiatura nel corso dei secoli di “Cibaria”, proprio perché era il luogo deputato alla conservazione e allo stoccaggio dei cibi, come diremmo oggi. Ebbene, in questa dimensione da ‘favola’, visto che tiene viva l’arte di Emanuele Luzzati- autore da fiaba ma soprattutto sintesi penetrante della memoria sociale italiana con il suo costante riferimento al lavoro e alla Liguria più autentica, quella dell’entroterra- Sergio Noberini ha ricordato nella passata esposizione (Luzzati racconta Calvino) due grandi sanremesi: Libereso Guglielmi, recentemente scomparso, ed Italo Calvino. Riconfermando, così, a sua volta e per analogie, come Luzzati e la Liguria rappresentino un binomio inscindibile. Una consapevolezza che si spalanca come un cassetto ricolmo di fantasie e che trova l’apice naturale nel Ponente, come confermano anche i seguitissimi spettacoli del Teatro della Tosse- Fondazione Luzzati ad Apricale, borgo medioevale in linea d’aria dietro Sanremo, più comodamente raggiungibile con quindici minuti di macchina da Bordighera.

Sono dunque storie che si intrecciano quelle di Luzzati, Guglielmi e Calvino. E sono anche linguaggi che si arrotolano sullo stesso rocchetto, svolgendo il filo della comunicazione con sfaccettature sempre diverse, come dimostra anche il dvd che Noberini ci mostra. Il titolo “Genova Sinfonia della Città” riassume le architetture vertiginose ed affastellate di Luzzati che si vanno a  miscelare  con la musica di Stefano Cabrera e la direzione di Luigi Berio in una produzione Nugae  Srl ispirata al libro “Le città invisibili” di Calvino del 1972, non a caso fulgido esempio di letteratura combinatoria. Proprio sulla ricerca di combinazioni nascoste tra arte, linguaggio e natura scaturisce il ricordo di Libereso Guglielmi di Sergio Noberini, a cui, del resto, era legato da un’amicizia profonda.

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Per tutti Libereso, Libero Guglielmi già nel nome professava l’ideale di libertà che lo ha reso famoso in vita. Lui, appena quindicenne e già vincitore della borsa di studio sulla floricoltura e sulle piante tropicali, per tutti il giardiniere di Calvino, di Parco Villa Gernetto e del giardino Myddleton House oltre che di quello delle Erbe dell’Università di Londra.

 “In realtà non può essere assimilato” spiega Noberini “ alla semplicistica figura del giardiniere storico di Italo Calvino e della sua famiglia e forse nemmeno a quella scientifica di botanico. E’ stato molto di più. Uno dei miei ultimi ricordi lo vede al Museo Luzzati a mostrare la sua conoscenza del rapporto uomo-natura nella formulazione più pura, più autentica. Così come me lo ricordo camminare in un campo con dei bambini in Val di Vara, con entusiasmo e determinazione, a spiegare in modo assolutamente semplice ed intellegibile i contrasti e i nonsense dell’uomo nella catena alimentare e nello sfruttamento delle risorse. Mi aveva insegnato a soffermarmi su tutte le piante, anche quelle che giudicavo infestanti o nocive, come la passiflora. Si era chinato a raccogliere una pianta invadente che in tanti giudicavamo inutile per scoprire poi che si trattava dello spinacio selvatico, ricco di minerali e saponine, con cui realizzammo un’ottima torta salata. Ricordo bene i suoi incisi sull’inutilità di usare violenza contro il regno animale: ‘ sono amici dell’uomo perché devo uccidere un amico?’ ci aveva detto. Ben prima che molti medici evidenziassero gli inconvenienti del consumo eccessivo di carne di larga parte della popolazione”. A questo punto segnala un testo: “Verde brillante” di Stefano Mancuso. “Un libro di ricerca sulla sensibilità delle piante continua Noberini  “a spiegare quelle ‘vibrazioni’ che Libereso avvertiva con estrema facilità.”

Se queste suggestioni derivano dalla mostra precedentemente prorogata per successo di pubblico ora l’attenzione è rivolta ancor di più alla figura di Emanuele Luzzati, a dieci anni dalla scomparsa. Un’occasione naturale per promuovere un articolato programma di iniziative per ricordare il suo ruolo da protagonista nella cultura del Novecento non solo in Liguria. Come dichiara Sergio Noberini il progetto “Lele Luzzati 2017” è un insieme di iniziative, scaglionato nell’arco di un intero anno, per le quali si sono impegnate numerose istituzioni e soggetti:  il Comune di Genova, che riveste anche il ruolo di coordinatore, il Museo Luzzati e la Fondazione Luzzati  Teatro della Tosse, con la collaborazione della Società Porto Antico di Genova, della Fondazione Palazzo Ducale, del Centro Culturale Primo Levi e del Teatro Carlo Felice.

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Fra le principali proposte, sono previste: l’apertura di un centro polifunzionale il “Luzzati Lab” che inaugurerà con la mostra “A quattro mani” dal 26 gennaio; il Museo Luzzati al Porto Antico allestirà poi nel mese di maggio l’esposizione “Labirinto Luzzati” e verso la fine dell’anno a partire da ottobre, presso il Museo Ebraico,  si potrà visitare la mostra di illustrazioni “Viaggio nel mondo ebraico di Emanuele Luzzati” basata sulla collezione permanente della Comunità Ebraica. Sempre a partire dal mese di ottobre il Comune di Genova negli spazi della Loggia della Mercanzia in Piazza Banchi propone “Luzzati in mostra” un percorso espositivo, curato da Eugenio Buonaccorsi, che intende dare una visione coerente, documentata e aggiornata del mondo teatrale di Emanuele Luzzati. In più saranno proposti anche diversi convegni di cui uno è previsto a Palazzo Ducale, laboratori e spettacoli teatrali.

Giulia Cassini©

 

 

 

 

 

 

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