Più passa il tempo e più la sua pittura è fatta di poco, di un nulla al posto giusto, neppure dell’intenzione del bel dipingere. Formazione e preparazione sono ormai a monte, negli ultimi anni Settanta, adesso non è più l’artista ma la pittura che ne decide la sua storia -VIANA CONTI

Ormai non c’è più spazio per “la figura” nelle opere di Ugo Molgani dove protagonista è “il tutto”. Non c’è più traccia dell’ampiamente noto che potrebbe portare – certo solo negli occhi del fruitore meno attento – ad una sorta di intorpidimento, ad un circolo di vizioso di meccanismi automatici che svuotano la vita. Via libera ad un’altra dimensione che è l’universo, campo libero allo slancio individuale, all’indipendenza dell’immaginazione. Lasciarsi semplicemente andare abbandonandosi al piacere sensibile della vista tra campiture blu, ocra e grigie che sembrano fluttuare e vibrare in risonanze armoniche: una somma di toni, di colori, di piani e volumi privi di apparenza prospettica che in realtà restituiscono incredibilmente l’idea di movimento. Una danza tra bagliori che rimandano all’altissima categoria del divino, per chi non crede alla sensazione straniante di qualcosa di più grande di noi.

 

 

Ugo Molgani, una delle opere, courtesy stampa

Ugo Molgani, una delle opere, courtesy stampa

 

 

 

Un movimento che sa contrastare la stasi della vita e che stupisce lo spettatore rimandando alle “costellazioni dello spirito”, come ben ha spiegato Lorenzo Canova nella precedente mostra a Roma (dicembre 2015 presso la Sala Santa Rita ideata dall’Associazione Culturale UNA con il bel catalogo Aliante Edizioni) dove ha messo in luce come “la pittura diventi il medium privilegiato che ritrova fondamenti nobili nelle prime esperienze dell’astrazione storica, in un ritorno che si trasforma in un nuovo principio, un istante primigenio che risplende di bagliori originari, in una discesa verso radici inconsce, dove i simboli ritrovano la loro natura di archetipi primigeni. Le grandi tele di Molgani, quindi, si animano di presenze sfuggenti, si frammentano in costellazioni immaginarie, percorrono fondali dove nascono vegetazioni ignote, attraversano terre misteriose dal cui orizzonte sorgono pianeti irreali.”

 

 

Ugo Molgani alla passata mostra di Roma curata da Lorenzo Canova

Ugo Molgani alla passata mostra di Roma curata da Lorenzo Canova

 

 

LA MOSTRA - Le grandi tele di Ugo Molgani, i suoi lavori iconici quasi come cliché della modernità, sono ora visitabili a Chiavari, nella famosa e curata Galleria d’Arte Cristina Busi (Via Martiri della Liberazione 195, Chiavari, Genova) dal martedì al sabato in orario 17/20 e su appuntamento fino al prossimo 6 agosto. La novità di questo ritorno (si ricordano ad esempio “Ugo Molgani. Nel paesaggio della figura” a cura di Viana Conti nel 1990 o “Ugo Molgani, opere recenti” nel 1998 o ancora nel 2014 “100 anni di biancoceleste” sempre alla Galleria Cristina Busi) è la presenza di oltre trenta opere inedite dove l’artista sperimenta il “paesaggio”. Stende i colori sulla tela con fare gestuale, con pennellate veloci, sotto la guida dell’istinto. Si vede un’opera accanto all’altra, ben allineate in una sequenza che alterna tele dalle cromie con forti contrasti ad altre tono su tono: è un racconto di viaggio intimo, solitario, introspettivo ma ben condivisibile, come fa notare la gallerista Maria Cristina Busi.

 

 

Dalla mostra di Ugo Molgani, courtesy stampa

Dalla mostra di Ugo Molgani, courtesy stampa

 

FOCUS SU UGO MOLGANI - Nasce a Chiavari nel 1958. Dal 1972 sperimenta la pittura e la scultura; dapprima frequenta l’Istituto Statale d’Arte di Chiavari e successivamente si diploma all’Accademia di Belle Arti a Firenze. Dal 1977 inizia l’attività espositiva. Inizia ad insegnare nel 1982 all’Istituto D’Arte di Chiavari, ora è titolare della cattedra di pittura all’Accademia di Belle Arti di Bari. Per citare solo alcune delle sue ultime esposizioni: “Ugo Molgani, Dipinti recenti” alla Doma Gallery di New York, “Ugo Molgani, Lo sguardo di Atteone” ad Albisola Mare, “Arte senza tempo” ad Alessandria, “Ugo Molgani” a Chateau Verdun, Saint Oyen e “Dimensioni Parallele” a Bitonto.

 

Giulia Cassini ©

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