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Due scrittori si incontrano per un caso ‘scottante. Antonio Martino e Andrea Carlo Cappi, padre del noir e dell’action moderno made in Italy, hanno dato vita a un libro molto particolare, adrenalinico e riflessivo allo stesso tempo: Azione di guerra. Il fallito attentato ai canatieri Baglietto di Varazze (Cordero Edizioni)

Noi de L’Eco abbiamo voluto saperne di più chiedendo proprio a uno dei due diretti interessati, Andrea Carlo Cappi, di presentarci in anteprima il libro.

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Andrea Carlo Cappi:

Il libro in questione è veramente notevole… ma il mio unico merito è stato quello di fare l’editing e scrivere l’introduzione e il prologo in apertura di ogni capitolo Il lavoro vero lo ha fatto Antonio Martino, che è andato a scovare TUTTI (con le necessarie maiuscole) i documenti relativi al caso, ricostruendolo in modo ineccepibile. Quindi bisogna chiedere a lui quanto tempo gli ci è voluto per recuperare tutti i dossier!

Quello che posso dire io è: dato l’argomento, il lavoro di ricerca doveva assolutamente essere ineccepibile. Quando Steven Spielberg girò “Munich” fu quasi accusato – lui, il regista di “Schindler’s List”! – di antisemitismo. Perché ormai nessuno ti accusa più di antiamericanismo se si scrive per esempio un libro un po’ critico sulla CIA (penso allo straordinario “Veil” di Bob Woodward, già co-autore con Carl Bernstein dell’inchiesta di “Tutti gli uomini del presidente”) ma se si parla di operazioni segrete del Mossad può scattare il sospetto (o, piuttosto, l’accusa pretestuosa) di persecuzione razziale o religiosa. In questo libro il rischio non si corre. Tutto è documentato e, proprio per questo, viene data voce a tutti i protagonisti, sia quando cercano di mentire per coprire le proprie attività, sia quando la verità emerge. Anche la scelta del titolo e del sottotitolo sono orientate in questo senso: per i protagonisti della vicenda, questa è stata una “Azione di guerra”, il che li rende combattenti e, potenzialmente, eroi, per il loro spirito di sacrificio; mentre per le autorità italiane si è trattato di un tentativo fallito di atto terroristico, perché sempre di bombe si tratta. L’aspetto eccezionale di questo libro è che, pur nella sua assoluta oggettività, senza alcuna concessione a elementi romanzati, riesce a far emergere l’aspetto umano delle persone coinvolte. Ed è questo che mi ha colpito, non solo come scrittore collaudato di spy-story e autore di un serial radiofonico di fantasia (anche se imperniato su fatti accaduto davvero) dedicato a Mata Hari, ma anche come saggista sullo spionaggio nella realtà (è ancora in vendita in ebook il mio “Le grandi spie” edito da Vallardi nel 2010). Il pubblico italiano pensa sempre che lo spionaggio sia qualcosa di irreale che si vede al cinema o si legge nei libri, né più né meno della fantascienza. 007, Jason Bourne e Mission: Impossible non sono considerati diversamente da Star Wars, Star Trek o Transfomers. In realtà gli agenti segreti esistono e gli aspetti più interessanti sono proprio il loro lato umano e la loro capacità di compiere azioni oggettivamente discutibili, in questo caso per patriottismo e ideali, in altri per denaro od opportunismo. Anche quando, per parafrasare Gertrude Stein, “una bomba è una bomba è una bomba”.

 

 

 

 

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