imagesFestival ed Elezioni. Canzoni e politica. Sanremo e Roma. Il tutto accade in questo strano mese di febbraio, in uno dei momenti economici, etici, esistenziali più fragili e difficili degli ultimi 50 anni. Elezioni e festival, popolo e politici, sacro e profano, mondi lontanissimi che, a guardarli bene, sono però anche uniti da uguali domande nazionalpopolari: chi vincerà e, soprattutto, cosa accadrà dopo?
Anche Fazio e Luciana Littizzeto sono una faccia del problema che stiamo vivendo. Periodi opachi, interrogativi questa volta non più depotenziati da sensi di  rassegnazione collettiva, ma pronti ad accendere ribellioni, rifiutare scelte e riti negativi decisi dall’alto,  da caste e  leader imposti ed incapaci che hanno fallito.
Chi vincerà, che Italia sarà dopo le elezioni? Analizzando partiti, simboli, programmi, i perversi balletti di possibili alleanze per mantenere o conquistare poltrone e potere, più che fiducia e speranza crescono sconforto e rabbia.
E’ vero:  non si deve fare di ogni erba un fascio. Tra le migliaia di candidati ci sono anche persone degne, nomi nuovi, idee sane,  condivisibili,  ma di fronte alla valanga crescente di promesse fasulle, teatrini insopportabili ed a “chi le spara più grosse” nel tentativo di ingannare, plagiare, rubare il voto agli indecisi, ai più deboli, a chi è costretto a tapparsi il naso per necessità, rischia di spegnersi la fiammella di possibili cambiamenti.  Machiavelli ha fatto il suo tempo,  il fine “non”  giustifica i mezzi.  Il mondo è cambiato anche se  chi ha superato gli “anta”  fatica ad accettarlo.
La nuova (meglio) gioventù, la generazione del 2000 ha imparato l’Abc giocando sui computer,  i ragazzi sono cresciuti a Nutella e Web, per loro essere “online” è parte integrante. L’Istat ci dice che il 92,7% dei ragazzi lo scorso anno possedeva un cellulare. Forse molti genitori lo ignorano,  ma 8 adolescenti su 10 hanno un profilo Facebook, in media i 12-15 enni hanno 286 amici online, stanno mediamente 3 ore al giorno al computer, si fa sesso a 13 anni, le ragazzine oggi si sviluppano prima: in media a 12 anni.  La nostra politica, invece, non cambia mai, stesse facce da mezzo secolo, troppe mummie, svuotiamo il museo. Chi dice che in Italia governi un regime, esagera, però da tempo la democrazia ha lasciato spazio alla “dittatura della maggioranza”.
Aristotele 2.500 anni fa ammoniva che “è preferibile che a governare una nazione siano la Legge, la Costituzione piuttosto che un qualunque cittadino perchè anche gli uomini migliori sono soliti fare molte cose per dispetto, per favore, interesse.  E che i troppo ricchi siano allontanati”.  Da allora nel nostro Stivale è cambiato qualcosa?

Roberto Bassoimagescite>

 

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