Inaugura oggi nelle sale di Palazzo delle Esposizioni a Roma la mostra di Gianni Berengo Gardin Vera fotografia. Reportage, immagini, incontri. L’esposizione è curata da Alessandra Mammìe Alessandra Mauro,promossa da Roma Capitalee prodotta e organizzata da Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con Contrasto e Fondazione Forma per la Fotografia. Resterà aperta fino al 28 agosto 2016.

LA MOSTRA- Vera fotografia ripercorre la lunga carriera di Gianni Berengo Gardin, il fotografo che forse più di tutti ha raccontato il nostro tempo e il nostro paese in questi ultimi cinquant’anni. In mostra sono esposti i suoi principali reportage. Accanto alle celebri immagini, ve ne sono altre poco viste o addirittura inedite, in modo da offrire nuove chiavi di lettura per comprendere il suo lavoro e, attraverso questo, il ruolo di visione consapevole della realtà che una “vera fotografia”può offrire. Sono esposte circa 250 fotografie, per la maggior parte stampe vintage, datate tra il 1954 e il 2015. L’intero percorso professionale di Gianni Berengo Gardin è segnato dalla scelta del bianco e nero e dall’uso costante di alcune macchine fotografiche: l’amata Leica, la Contax, la Nikon, l’Hasselblad. Alla predilezione esclusiva del mezzo meccanico, analogico, pertanto, si riferisce il timbro che l’autore appone sul retro delle sue fotografie: “Vera fotografia”, dal quale è stato tratto il titolo della mostra.La vita e il lavoro di Gianni Berengo Gardin costituiscono una scelta di campo, chiara e definita: fotografo di documentazione sempre, a tutto tondo e completamente. Essere fotografi per lui significa assumere il ruolo di osservatore e scegliere un atteggiamento di ascolto partecipe di fronte alla realtà, così come hanno fatto i grandi autori di documentazione del Novecento. In questi anni, del resto, Gianni Berengo Gardin è stato sempre in prima linea per raccontare, come avrebbe detto il sociologo e fotografo statunitense Lewis Hine, quel che doveva essere cambiato, quel che doveva essere celebrato. Con la sua macchina fotografica si è concentrato a lungo soprattutto sull’Italia, sul mondo del lavoro, la sua fisionomia, i suoi cambiamenti, registrati come farebbe un sismografo. Oppure sulla condizione della donna, osservata da nord a sud, cogliendo le sue rinunce, le aspettative e la sua emancipazione.  “Quando fotografo – ha detto l’autore – amo spostarmi, muovermi. Non dico danzare come faceva Cartier-Bresson, ma insomma cerco anch’io di non essere molto visibile. Quando devo raccontare una storia, cerco sempre di partire dall’esterno: mostrare dov’è e com’è fatto un paese, entrare nelle strade, poi nei negozi, nelle case e fotografare gli oggetti. Il filo è quello; si tratta di un percorso logico, normale, buono per scoprire un villaggio ma anche una città, una nazione. Buono per conoscere l’uomo”. Rispettando la successione temporale dei reportage realizzati nel corso della lunga carriera di Berengo Gardin, la mostra è articolata in sezioni diverse intrecciate tra loro: Venezia, Milano, Il mondo del lavoro, Manicomi, Zingari,La protesta, Il racconto dell’Italia, Ritratti, Figure in primo piano, La casa e il mondo, Dai paesaggi alle Grandi Navi. Le diverse sale offrono al visitatore un percorso al tempo stesso tematico, filologico e cronologico, attraverso i principali lavori realizzati dal fotografo: dalle prime immagini di Venezia degli anni Cinquanta fino alle più recenti, sempre di Venezia, dedicate alle Grandi Navi (2014-2015). La vita di Gianni Berengo Gardin è fatta anche di molti incontri. In occasione della mostra diverse persone (amici, intellettuali e colleghi) sono state chiamate a scegliere e commentare una sua foto spiegando il perché della scelta. Così, nelle diverse sezioni, accanto alle stampe vintage dal tipico formato 30×40 che caratterizza le sue fotografie, si alternano 24 immagini in grande formato accompagnate ognuna da un relativo commento “d’autore”. Si tratta di una sorta di omaggi, o di doppi omaggi, all’autore e ai suoi commentatori. Gli autori chiamati a commentare le fotografie di Gianni Berengo Gardin sono i registi Marco Bellocchio, Alina Marazzi, Franco Maresco e Carlo Verdone, ma anche gli architetti Stefano Boeri, Renzo Piano e Vittorio Gregotti, gli artisti Mimmo Paladino, Alfredo Pirri, Jannis Kounellis e la critica e curatrice Lea Vergine. In mostra ci sono anche i commenti del sociologo Domenico De Masi, dei colleghi fotografi Ferdinando Scianna e Sebastião Salgado, ma anche di Luca Nizzoli Toetti, fotografo emergente. Tra gli scrittori, Maurizio Maggiani e Roberto Cotroneo hanno accettato di dare il loro contributo. C’è anche un testo di Peppe Dell’Acqua, psichiatra dell’equipe di Franco Basaglia, accanto a quello dei giornalisti Mario Calabresi, Michele Smargiassi e Giovanna Calvenzi. E poi ancora lo scrittore e critico Goffredo Fofi e Marco Magnifico, vicepresidente del FAI, e la street artist Alice Pasquini. Il percorso espositivo è completato da una selezione dei numerosi libri pubblicati da Gianni Berengo Gardin. Nel corso degli anni ne ha realizzati oltre 250: testimonianze del lavoro svolto dall’autore e del grande interesse che egli ha suscitato in ambito editoriale. La mostra è accompagnata da un catalogo pubblicato da Contrasto. In occasione della mostra, il Laboratorio d’arte propone SPOT! 20 minuti, un’opera. Lettura guidata per approfondire la storia di tre grandi fotografie e imparare a conoscere la ricerca e il lavoro che stanno all’origine di ciò che vediamo.

L’AUTORE- Gianni Berengo Gardin è nato a Santa Margherita Ligure nel 1930. Dopo essersi trasferito a Milano si è dedicato principalmente alla fotografia di reportage, all’indagine sociale, alla documentazione di architettura e alla descrizione ambientale. Nel 1979 ha iniziato la collaborazione con Renzo Piano, per il quale ha documentato le fasi di realizzazione dei progetti architettonici. Nel 1995 ha vinto il Leica Oskar Barnack Award. È molto impegnato nella pubblicazione di libri (oltre 250) e nel settore delle mostre (oltre 200 individuali). Contrasto ha pubblicato di recente Il libro dei libri (2014) che raccoglie tutti i volumi realizzati dal maestro della fotografia, Manicomi (2015) e Venezia e le grandi navi (2015). L’intera produzione e l’archivio di Gianni Berengo Gardin sono gestiti da Fondazione Forma per la Fotografia di Milano. G.C.

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