Bianchi Antonio

Il turismo in generale e  la Riviera dei Fiori in particolare sono in crisi. Da anni, politici, pubblici amministratori, personalità che occupano posti di responsabilità, associazione di categoria, sindacati, studiosi del settore, l’intero universo di chi dovrebbe trovare soluzioni, sembrano bravi soprattutto ad organizzare tavole rotonde a raffica, costosi quanto sterili convegni. Montagne di bla, bla, bla. Di concreto, in grado di bloccare il sempre più crescente elenco di disoccupati, fallimenti e chiusure di attività produttive, neppure l’ombra.

Davvero nessuno può fermare questo disastro morale e materiale che sta soffocando il Ponente ligure e non solo? Dove sono finiti gli eredi di quegli uomini illuminati del secolo scorso che, con spirito pionieristico, hanno inventato il turismo, trasformato piccoli borghi in grandi comuni, aperto fabbriche, costruito alberghi, strade, porti, giardini, avviato la floricoltura, l’edilizia, il commercio, creato migliaia di posti di lavoro e nuove fonti di benessere collettivo?

“Purtroppo stiamo vivendo la peggiore confusione esistenziale, economica, politica e morale degli ultimi 50 anni. Sembra – ha dichiarato Antonio Bianchi, sposato, due figli, laurea in Scienze Politiche ed Economiche, industriale del settore turistico-immobiliare – che si sia persa la bussola del vivere civile. In ogni settore regnano provvisorietà ed incompetenza. Pare che nessuno sappia o voglia più assumersi responsabilità. Anche in tantissime altre nazioni ci sono problemi, non si vive bene, questo però non deve essere né una consolazione o peggio un alibi. Mio padre, l’ing. Colombo, già negli anni ‘70 diceva che non si poteva più pensare di risolvere tutto da soli, rimanere isolati. Si doveva cambiare mentalità, girare il mondo, imparare da chi era più avanti,  fare squadra, creare team qualificati, non più lasciare decidere ad incapaci. Soprattutto nelle pubbliche amministrazioni. Mio padre aveva lavorato ad un progetto illuminato: far cessare rivalità e le guerre di Campanile, abbattere le barriere tra Comuni e province limitrofe, costruire addirittura una Macro Regione tra Italia e Francia che partisse da Genova ed arrivasse sino a Tolone inglobando la provincia di Cuneo. Costruire un grande ed unico territorio affacciato sul Mediterraneo, capace di aprire le porte del mare ad interscambi e collaborazioni tra vaste aree produttive francesi, liguri e piemontesi al fine di incrementare, sviluppare e rilanciare insieme principalmente turismo ed economia”.

Il sogno di Colombo Bianchi, solidissimo industriale laterizio, turistico-alberghiero però, per la miopia non solo di politici, ma anche di imprenditori e guru di quegli anni, non è mai decollato. Al figlio Antonio quell’idea è rimasta nel sangue, la voglia di fare continua. Il segno distintivo di famiglia: il nonno materno, il commendatore Vittorio Taramazzo, il secolo scorso infatti aveva realizzato il primo stabilimento di acque minerali Santa Vittoria, a Leverone. Il nonno paterno, Antonio Bianchi, agli inizi del ‘900 da Badalucco, dove era nato, si era trasferito con la famiglia ad Arma ed aveva fondato la prima fabbrica della Riviera di laterizi, mattoni, tegole e ceramiche creando un impero con 300 dipendenti. Negli anni seguenti con altri pionieri dell’industria imperiese come Novaro e l’ing. Vincenzo Agnesi, dell’omonimo pastificio, aveva costituito anche l’Unione Industriali di Imperia

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“Sono certo – ha spiegato Antonio Bianchi junior – che l’idea di mio padre Colombo oggi sia ancora più valida di ieri. La stessa Montecarlo è in crisi, non sempre è oro quello che luccica. Questo dovrebbe convincere che è arrivato il momento giusto per scendere in campo. E Sanremo, proprio perchè è famosa nel mondo, dovrebbe essere il locomotore. Al momento si abbandoni il progetto internazionale Genova-Tolone. Si inizi col Ponente ligure. Cominciamo ad unire i comuni della Riviera da Imperia, il golfo Dianese a Ventimiglia. Facciamo sistema, mettiamoli tutti in rete: Cervo, S.Bartolomeo, Diano, Porto, Oneglia, S.Lorenzo, S.Stefano, Riva, Taggia, Sanremo, Ospedaletti, Bordighera, Vallecrosia, Ventimiglia, inglobando i centri montani, le vallate, l’Argentina, il Crosia, il Roja. Con questo nuovo territorio si costruisca un grande contenitore con dentro tutte le cose belle, le eccellenze di ciascun Comune: cucina, piatti tipici, tradizioni, monumenti, cultura, paesaggi, storia, natura, fiori, mare, monti, spiagge, sagre, arte, golf, rally, vela, equitazione, clima, spiagge, casinò, siti archeologici, festival, pista ciclabile, altro ancora. Si confezioni tutti insieme un prodotto da offrire al mercato internazionale. Promuovere con intelligenza un’offerta turistica comune distintiva molto forte, appetibile a tour operator, agenzie, internet. Noi siamo fortunati, abbiamo tantissimo da dare al mondo intero che altri non hanno. Però non lo sappiamo vendere”.
Detto così sembra tutto abbastanza facile da ottenere.
“Invece no – ha concluso Antonio Bianchi junior – per uscire dalla crisi e rilanciare il turismo bisogna cambiare mentalità, cessare di fare i bottegai, capire che anche le nostre città presto dovranno essere attive h24 compreso palestre, mostre, supermercati e persino asili. Se il lavoro è sempre più flessibile, deve esserlo anche il modo di vivere.  A noi serve anche altro e subito. Prendiamo Sanremo, ma vale per tutti gli altri Comuni, è fondamentale che non ci siano più vu cumprà ad ogni angolo, che i negozi restino aperti la domenica. Gli orari devono essere comodi non al gestore ma ai clienti. Nei negozi, nei bar le commesse devono sorridere, essere cortesi, nei ristoranti deve tornare la classe. Alberghi al top, più strade, parcheggi, piazze e giardini in ordine e puliti. Mobilità e servizi più agevoli, manifestazioni, galà, spettacoli, intrattenimenti, mostre, cultura di prim’ordine. Bisogna fare arrivare navi da crociera, puntare su centri storici, entroterra, piatti tipici, sport, avvenimenti di pregio che attirino masse importanti. Garantire tranquillità, relax, sicurezza in strada,  a casa, a tutti, turisti e residenti  In una parola promuovere con intelligenza e strumenti giusti le tantissime peculiarità ed eccellenze che altri competitor non hanno. Basta accettare supinamente questa confusione politica, burocratica e morale che ci sta uccidendo. Bisogna muoversi  se si vuole sul serio vincere questa crisi terribile, eliminare altri fallimenti, disoccupazione e, soprattutto, ridare fiducia, speranza e futuro ai nostri figli”.

Roberto Basso

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