bocchio eco

Al Royal di Sanremo, ottimamente organizzata da Paolo Della Pietra, si è svolta l’Assemblea Generale 2013 dei soci.  Alla Tavola rotonda sulla grave crisi che sta minacciando il presente ed il futuro economico e sociale non solo di Imperia, ma dell’Italia e del mondo (condotta dal direttore Mario Paternostro e trasmessa in tv da Primocanale) sono intervenuti Aurelio Regina (v. p. nazionale Confindustria), Stefano Moroni (docente Politecnico Milano), Massimiliano Atelli (c. s. Ministero Ambiente), Cascino, Sappa,Capacci, Zoccarato, Maccario e Lanteri.

Relazione del presidente di Confindustria
Imperia Alessandro Bocchio
Autorità, Gentili Colleghe e Colleghi,
a due anni di distanza dal mio insediamento come Presidente di Confindustria Imperia sono costretto a constatare che la situazione di grave crisi che colpisce la nostra economia si è drammaticamente aggravata.
Il deficit di competitività del nostro Paese sta compromettendo irrimediabilmente la base produttiva. Alle forze politiche chiediamo pertanto una maggiore consapevolezza dell’emergenza in cui si trovano le aziende e una più attenta convergenza su quelle azioni necessarie per affrontare immediatamente la paralisi del sistema Imprenditoriale italiano che ha invece potenzialità enormi.
La priorità è salvare il Paese e riportarlo alla crescita, unendo le forze politiche e le parti sociali, con quello spirito del dopoguerra che cita spesso il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. Il richiamo all’economia del dopoguerra non è certo occasionale: a fine 2013 il PIL sarà sceso dell’8,3% rispetto ai livelli del 2007; il reddito per abitante tornerà ai valori del 1997 e nel manifatturiero la produzione è già scesa in media di quasi il 25% con picchi del 40% in alcuni settori primo fra tutti quello dell’edilizia!!!
Il Centro Studi di Confindustria è lapidario: “è come se fossero stati cancellati i frutti ottenuti con il miracolo economico”.
È giunto il momento di dire BASTA!!!
Le imprese chiudono, la disoccupazione aumenta insieme alla sfiducia verso il futuro.
La macchina burocratica poco efficiente, la ridotta liquidità, l’eccessiva difficoltà per l’accesso al credito, la concorrenza sleale, la giustizia civile lenta: questi sono alcuni dei principali problemi che le nostre imprese si trovano quotidianamente ad affrontare e troppo spesso con la consapevolezza di intraprendere una battaglia già persa in partenza.
Le nostre imprese, che in Italia occupano milioni di lavoratori, devono sempre più fronteggiare una burocrazia lenta ed asfissiante, l’incertezza normativa e le rigide norme del mercato del lavoro nonché una pesante fiscalità.
Gli ostacoli del fare impresa devono essere eliminati!!!
Appaiono estremamente chiari i benefici economici che deriverebbero dalla concreta attuazione della liberalizzazione di  servizi pubblici e dalla semplificazione delle regole riguardanti l’avvio delle attività economiche, anche alla luce del confronto internazionale.
Il Centro Studi Confindustria ha stimato che attraverso un processo di riforme rivolto alla sburocratizzazione verrebbero creati alcuni milioni di posti di lavoro.
Sappiamo bene che molte delle responsabilità della crisi sono da ricercare in una politica che non ha saputo fare il proprio dovere. Per molti anni si è parlato di semplificazione ma finora non se ne sono percepiti i risultati, a causa delle molte resistenze nel realizzare una più diretta ed immediata interfaccia tra imprese e Pubblica Amministrazione e nel rendere la giustizia più veloce e spedita. Purtroppo assistiamo da troppo tempo ad annunci tanto roboanti quanto inefficaci.
È necessario dunque che le forze politiche escano dall’irresponsabilità della sottovalutazione dei problemi che stanno portando alla paralisi il sistema economico e produttivo.
Non c’è più tempo da perdere in giochi di potere.
Il nostro sistema Paese ha potenzialità impressionanti che vengono purtroppo non utilizzate al meglio a causa di una serie di deficit di competitività che impediscono alle imprese di essere concorrenziali, sia sul piano nazionale che su quello internazionale.
Occorre far ripartire gli investimenti, anche quelli in infrastrutture, per dare ossigeno alle imprese.
In alcuni Paesi Europei gli investimenti pubblici hanno un ruolo propulsivo sia per la crescita del Pil che per la produttività.
L’Italia si contraddistingue, invece, per una riduzione dell’incidenza degli investimenti pubblici sul Pil.
A livello Provinciale – e a tale proposito le relazioni delle precedenti assemblee parlano chiaro – dopo anni di  continui allarmi lanciati per evidenziare i gravi problemi del nostro territorio la situazione è precipitata.
Quasi tutti i settori, anche se con qualche meritevole eccezione, si trovano in una situazione difficile.
La zavorra che le aziende devono sopportare per essere produttive in un mercato globale dipende da molteplici fattori:
Costo del denaro
Occorre ridare liquidità alle aziende, ad un prezzo in media con gli altri Paesi Europei. Come Confindustria Imperia abbiamo attivato nei mesi scorsi un tavolo di confronto con i principali gruppi bancari del nostro territorio, che ringrazio per aver risposto al nostro appello.
Si è trattato della prima di una serie di azioni che mirano a creare un rapporto collaborativo stabile tra sistema imprenditoriale e bancario a cui faranno seguito altri incontri tematici, che avranno luogo nei prossimi mesi. Sono già stati esaminati alcuni strumenti di immediata applicazione quali l’allungamento dei periodi di preammortamento dei mutui, la cessione dei crediti maturati nei confronti della Pubblica Amministrazione e il rafforzamento del ruolo dei Confidi, come strumento di maggiore garanzia, passando anche attraverso una migliore informazione nei confronti delle aziende.
I pagamenti della Pubblica Amministrazione
Troppe sono ormai le aziende in estrema sofferenza e difficoltà a causa dei ritardati pagamenti da parte degli Enti Pubblici. Da alcuni anni, come Associazione territoriale proponiamo con decisione che gli investimenti infrastrutturali, per esempio, non rientrino nel patto di stabilità per evitare che si crei una spirale negativa che veda solo tagli senza possibilità di crescita.
La Pubblica Amministrazione deve assumersi le proprie responsabilità e non sottrarre le risorse finanziarie alle imprese. Il decreto varato in aprile dal Governo rappresenta un primo passo importante ma, purtroppo, non sufficiente. Il problema ha assunto dimensioni drammatiche e trovo assurdo che quello che normalmente dovrebbe avvenire negli scambi commerciali, ossia il pagamento di quanto dovuto, nel nostro Paese debba essere garantito mediante decreto. Da tali compensi dipende infatti la sopravvivenza di molte imprese del nostro territorio.
La difficoltà nei processi di internazionalizzazione: Abbiamo una filiera agroalimentare unica al mondo non supportata da un’adeguata politica di promozione nei mercati esteri. Spesso i fondi pubblici e privati vengono utilizzati per finanziare manifestazioni, fiere, feste di paese, cene in Italia e all’estero mentre sarebbe necessario utilizzare le risorse disponibili per avviare azioni più mirate ed efficaci.
Ora per il nostro territorio è fondamentale cogliere le opportunità di sviluppo e rilancio che arriveranno dall’Expo 2015, il cui tema è proprio lo sviluppo sostenibile. Come Sistema Confindustriale abbiamo avviato un tavolo di coordinamento per assicurare alle nostre aziende tutte le possibilità di partecipazione all’esposizione mondiale che si terrà a Milano e quindi alle porte della nostra Regione.
Non possiamo perdere tempo, sarebbe un errore gravissimo farsi trovare impreparati.
Una politica fiscale, anche locale, troppo onerosa e sproporzionata, con un’incidenza sugli utili d’impresa che ha raggiunto ormai il 60%. Uno dei settori che da sempre rappresenta una componente fondamentale dell’economia locale, e sul quale bisogna puntare per il rilancio della nostra Provincia, è quello turistico che deve però fare i conti con un carico fiscale sugli immobili alberghieri ormai insostenibile.
L’applicazione di aliquote IMU spesso ai livelli massimi consentiti dalla normativa rischia di condizionare l’ esistenza  stessa delle aziende, già da tempo alle prese con una crisi generalizzata che le spinge all’esercizio di un’attività solo stagionale, mentre tutta l’economia locale beneficerebbe di una maggiore destagionalizzazione. Proprio nei periodi di bassa stagione bisogna ripensare ad una nuova e diversa offerta turistica.
Sarebbe necessario un ripensamento dell’imposta e anche della TARES.
Ulteriori prelievi non potranno certamente essere ammessi perché impossibili da sostenere, soprattutto in questo delicato momento congiunturale nel quale i clienti si rivelano sempre più attenti al fattore prezzo nella scelta della stessa destinazione turistica. Confido quindi che le Amministrazioni locali, con le quali avremo successivamente un dibattito, escludano categoricamente l’introduzione della tassa di soggiorno.
La necessità di infrastrutture adeguate al nostro territorio: la nostra Provincia non può avere una speranza di crescita senza gli opportuni investimenti in infrastrutture che oggi sono in una situazione gravissima, ed in alcuni casi di stallo. Mi riferisco in particolare al raddoppio ferroviario: da troppo tempo le attività procedono a rilento con conseguente impatto negativo per la città di Imperia e per le altre località coinvolte nella realizzazione della tratta; alla linea ferroviaria Ventimiglia-Cuneo, collegamento fondamentale che non deve essere assolutamente ridotto, anzi potenziato, per favorire le opportunità di collegamento tra Piemonte e Liguria; al porto di Imperia opera strategica per la vocazione turistica del nostro territorio e il cui completamento risulta imprescindibile per un rilancio economico del capoluogo. Deve essere portato a termine in tempi brevi come gli altri approdi di Ventimiglia e Ospedaletti. Ma la lista delle opere strategiche del nostro territorio non è certo completa: la pista ciclabile è un altro asset prioritario per il rilancio del Ponente Ligure e rappresenta un’opera di notevole attrazione turistica che richiama migliaia di appassionati sportivi da tutto il mondo.
È necessaria una completa ed efficace programmazione degli investimenti per rendere fruibili le opere in tempi certi. Non possiamo aspettare oltre.
L’incertezza del diritto: a fronte di un proliferare di norme molto spesso di non facile interpretazione, che creano difficoltà applicative alle imprese, sarebbe auspicabile una maggiore attenzione da parte anche degli organismi ispettivi, attraverso meccanismi di risoluzione rapida dei problemi e non monetizzando ogni semplice rilievo in sanzioni eccessive.
E’ ora di avviare un confronto serio sui veri problemi che derivano in gran parte da una concorrenza sleale attuata da imprese che si aggiudicano gli appalti con ribassi insostenibili. La sicurezza si rafforza tutelando le nostre aziende. Questo devono comprenderlo in primo luogo le Pubbliche Amministrazioni.
Il caro energia: le nostre imprese per l’approvvigionamento energetico pagano in media un 30% in più rispetto ai colleghi dei principali Paesi Europei. In questo settore è necessario rivitalizzare gli investimenti in ricerca ed innovazione mirando all’autonomia energetica e dotare il Paese di una legislazione ambientale omogenea sul territorio, coerente con quella europea, non ostile agli insediamenti produttivi.
Vorrei quindi aprire una parentesi per ricordare che il Consorzio Imperia Energia, la cui costituzione a suo tempo è stata promossa dalla nostra Associazione, sta offrendo un importante servizio alle imprese già consorziate consentendo, ormai da 12 anni, un continuo presidio sul costo di acquisto dell’energia elettrica. Attualmente comprende 23 aziende ma rimane sempre aperto all’adesione di nuovi consorziati.
Ad oggi stiamo valutando altre forme di indirizzo e sostegno anche per le altre imprese che, pur registrando consumi non particolarmente elevati di energia elettrica e di gas, sono pesantemente penalizzate dai costi energetici.
Ambiente e sviluppo sostenibile: per molte imprese la parola ambiente è sinonimo di adempimenti onerosi e quindi percepita come un costo. La parola SISTRI credo riassuma tale concetto.
Le imprese dal 2010 sono state chiamate a versare contributi per l’avvio di un sistema che si è rivelato confuso ed inefficiente e che non è mai decollato nonostante lo sforzo delle stesse Associazioni per informare le imprese e formare i loro addetti ai lavori. Pur riconoscendo la legittima necessità di controllo sull’applicazione della normativa ambientale, ribadiamo che non si può più pretendere altro dal sistema produttivo, che chiede sia fatta al più presto chiarezza sulla situazione e si proceda ad una revisione e semplificazione delle procedure.
È però arrivato il momento di cambiare rotta.
Colgo l’occasione odierna per  lanciare un appello ai miei colleghi: sostenibilità significa opportunità. Sono ormai noti i risultati conseguiti da quelle imprese che, in maniera pionieristica, hanno cambiato l’approccio al rapporto economia/ambiente/società dimostrando che il percorso che porta le attività economiche ad essere compatibili con gli equilibri naturali migliora i profitti, la competitività e la creazione di benessere diffuso. Si tratta, per noi imprese, di una nuova sfida, impegnativa, certo, ma che potrà aiutarci a sviluppare nuove soluzioni per arrivare a risultati maggiormente gratificanti.
Le nostre aziende sono portatrici di valori importanti, di tradizione, di lavoro, di ricchezza per il territorio.  Forse questo non è ancora chiaro a tutti. Noi ci sentiamo e siamo  una componente fondamentale della parte buona del Paese.
La priorità è salvare il Paese e questo lo si può fare solamente con la forza di tutte le aziende, ponendo fine all’epoca in cui le imprese venivano viste dalla politica e dalle Istituzioni come gregari e mai come protagonisti.
Anche noi Imprenditori dobbiamo però avere la consapevolezza che finora abbiamo agito in maniera poco unitaria.
C’è quindi bisogno di un’Associazione forte e  moderna che si dedichi costantemente all’assistenza degli associati, che li supporti quotidianamente, che cammini al fianco delle aziende con professionalità e capacità. La nostra struttura, seppur piccola, è costituita da un personale qualificato, impegnato costantemente in un lavoro molto complesso.  Un lavoro a volte poco visibile, ma che le consente di essere un interlocutore affidabile per le imprese e per le Istituzioni.
Vorrei infine ricordare due nostri cari Presidenti, purtroppo scomparsi: Il Cavalier Giacomo Alberti e il Geom. Gian Romeo De Villa. Due figure a noi care che hanno vissuto con passione la loro missione Imprenditoriale e che, con lo stesso spirito e con gli stessi valori morali ed etici e un grande senso di responsabilità, hanno guidato la nostra Associazione.
Mi auguro possano essere un esempio per le nuove generazioni di Imprenditori in un momento in cui i veri valori devono essere rimessi al centro della vita sociale ed Imprenditoriale.
Desidero concludere con una citazione di Albert Einstein :
“Senza crisi non ci sono sfide, e senza sfida la vita è una routine, una lenta agonia.
Senza crisi non ci sono meriti.
E’ dalla crisi che affiora il meglio di ciascuno, poiché senza crisi ogni vento è una carezza.
Parlare di crisi significa promuoverla e non nominarla vuol dire esaltare il conformismo.
Invece di ciò dobbiamo lavorare duro.”
Grazie e buon lavoro.

 

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