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“L’arte è qualcosa con cui, da non troppo tempo, ci piace vivere. Ci aiuta a rimarcare dei confini e ad aumentare la familiarità con ciò che ci è ignoto.”- Francesco Bonami

Quale appassionato d’arte non avrebbe voluto essere almeno per un giorno nei panni della privilegiata collezionista Rosetta Barabino (1918-1986)? Ebbene questo desiderio può essere parzialmente soddisfatto con una visita a Villa Croce (dal 2 aprile al 5 luglio 2015 mostra Andy Warhol sul como’), il Museo di Arte Contemporanea a Genova, isola felice stretta tra “Le Caravelle” e il meno trafficato di un tempo Corso Aurelio Saffi, con un patrimonio artistico di più di 3000 opere di arte astratta italiana e straniera (1939-1980), di arte di genere e ligure della seconda metà del Novecento e di grafica italiana novecentesca oltre a conservare l’importante collezione d’arte astratta Maria Cernuschi in Ghiringhelli ( pittore e proprietario della galleria milanese Il Milione) con cui aveva inaugurato nel 1985. L’occasione questa volta tra Minimalismo americano, Land-art ed arte concettuale è la mostra “Andy Warhol sul comò” dove Villa Croce torna ad essere una dimora privata arredata con mobili di design per ospitare quasi cento opere mai presentate in pubblico. Tra Andy Warhol ( con due serigrafie “Chairman Mao” e lo straordinario regalo per la maturità di uno dei figli “Jacqueline”), Carl Andre (col tappeto in rame “Eleventh Copper Cardinal”), Robert Morris (con “Fountain” in feltro nero, imponente nel suo andamento curvilineo soggetto alla forza di gravità, alla luce, al tempo) e- grazie agli influssi del terzogenito – i più recenti lavori di Takashi Murakami (“Ice Blue” superflat nel rimandare ad un’esistenza simultanea nel presente senza differenziazioni tra cultura alta e bassa) ed Ettore Spalletti (con le famose campiture monocrome come in “Scatola di colore. Verde dei prati”)per ripercorrere la genuina passione di Rosetta Barabino, che scoprì una seconda vita dopo essere rimasta vedova nel 1968 ed una via preziosa di condividere, di discutere, di riallacciare un legame più forte e responsabile con i figli,in particolare Maurizio, guardando avanti . Tra le opere più interessanti in mostra “Monument”12 for V.Tatin di Dan Flavin che come commenta Bonami nel prezioso catalogo edito da Marsilio era altamente provocatorio : “in quegli anni i tubi al neon di Flavin avevano lo stesso sconcertante valore dei tagli di Fontana. Negli anni Sessanta andare dall’elettricista sotto casa a comprare un tubo al neon e poi usarlo per innescare un dialogo con l’architetto russo Tatlin o il pittore francese Matisse era un gesto assolutamente rivoluzionario”. Come rivoluzionario è tuttora “Marble plate n.7” di Ai Weiwei dove il piatto simbolo della tradizione cinese viene piegato e reso di fatto inutilizzabile sia come valore (l’autore è un combattivo militante politico in favore della libertà e dei diritti umani) sia come fruibilità in senso stretto. E poi “Incomplete Open Cube 9/11” di Sol Lewitt, una serie di sculture che riproducono tutte le variabili del cubo a partire da tre spigoli fino a mostrare undici lati, per cui a ben guardare tutti i cubi sono incompleti. E ancora le finissime stampe al platino-palladio di Simon Starling titolate “A stool made from denim jeans, a broom handle and devalued coins found in Cluj, Romania” , la tecnica mista su tela “Untitled” di Cy Twombly, “Switzerland” di Neil Beloufa in legno, zinco e bronzo brunito, i “40 Plaster Surrogates” di Alan McCollum che celebra l’elemento decorativo della cornice e la sottrazione nella pittura ridotta ad un’unica campitura sotto il segno del detto “less is more” fino alla stanza da bambino ludicamente caratterizzata dalle stampe fotografiche su tenda da campeggio di “Untitled” dell’artista di origine thailandese Rikrit Tiravanija e dalla pittura su muro “Fluxus cannot save the world” di Ben Vautier. Finalmente la testimonianza di una collezionista che forse in quanto donna non era stata finora celebrata a dovere, in una prima mostra a sommatoria di mash-ups che seguono personalissime regole di gusto e di pulizia formale. Il tutto tra mobilio Vitra, Molteni e Schiffini: semplicemente imperdibile. Giulia Cassini
2 aprile-5 luglio

Orario mostra
da martedì a domenica, ore 11.00 — 19.00 (chiusura biglietteria ore 18.00), il lunedì chiuso.
Biglietti
intero 8,00€; ridotto € 6,00 per giovani da 18 a 25 anni, gruppi di almeno 15 visitatori, convenzioni appositamente attivate; ridotto speciale € 3,00 per scuole e minori di 18 anni
Per informazioni
tel + 39 010 580069 / 585772
www.villacroce.org

CATALOGO edito da Marsilio, che offre la storia della collezione, immagini della mostra e testi critici di Ilaria Bonacossa, Francesco Bonami, Luca Cerizza oltre alle schede di tutte le opere in collezione.  

Giulia Cassini
foto Cirio Armanda

 

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